Sono cresciuta in Via San Francesco, nella Città Vecchia di Locarno. Un luogo che, per me, non è solo un indirizzo: è casa. È il profumo delle stoffe nuove, il rumore dei bottoni nelle scatole, la porta della nostra merceria che si apre ogni giorno da più di sessant’anni e il suono inconfondibile della sua campanella.
I miei genitori, quando ero piccola, hanno avviato la Merceria Rosetta, un piccolo negozio che è diventato un punto di riferimento per chi cuce, crea, per chi mette amore nelle mani e nei tessuti. Tessuti, bottoni, fodere, bordure, macchine per cucire: ogni articolo ha una sua storia, ogni cliente è parte di un racconto più grande.
Abitavamo sopra il negozio. Era una vita semplice e piena. Poi, un giorno, i miei genitori hanno deciso di trasferirsi a San Berardo, sopra Orselina. Per me, ragazza che cominciava ad affacciarsi al mondo, è stata dura: niente macchina, solo un sentiero nel bosco. Si portava tutto nello zaino, anche con la neve, anche con le racchette. Quella fatica mi ha insegnato tanto e tornerei subito a quei tempi.
Quando mi sono sposata, sono tornata in Città Vecchia, in Via delle Corporazioni 7, a due passi da Via Borghese e dalla nostra merceria. Abito tutt’ora nel quartiere, è nel mio cuore, è parte della mia identità. E quando mia madre si è ritirata, sono stata io a prendere in mano l’attività. Lei, però, non ha mai smesso di passare ogni giorno ad aiutarmi, a tenermi compagnia, a trasmettermi forza.
Tra un anno toccherà a me passare il testimone, sarà mia figlia Lia a portare avanti il negozio di famiglia. Glielo lascio con fiducia, con speranza, ma anche con qualche preoccupazione; perché oggi tante realtà come la nostra soffrono. Soffrono il peso di un cambiamento che sembra inevitabile, ma che spesso è anche cieco: il modernismo degli acquisti online, del tutto e subito, senza guardare negli occhi chi ogni giorno apre la porta del proprio negozio e ce la mette tutta.
Le botteghe, i negozi, sono l’anima delle città. Sono luoghi di incontro, di memoria, di umanità. La nostra merceria ci ha dato da mangiare, ci ha permesso di vivere con dignità ed è il risultato dei sacrifici di tre generazioni; e quando vedo che tutto questo viene ignorato o disprezzato fa male, perché dietro un piccolo negozio c’è una grande storia.
Con questo scritto voglio dire grazie a chi ci ha sostenuto, a chi continua a credere nel valore del commercio locale, a chi capisce che comprare in un negozio non è solo un atto economico, ma anche un gesto di appartenenza.
E aggiungo anche: non dimentichiamo le nostre radici, solo chi conosce da dove viene può davvero sapere dove sta andando.
La città vecchia, con le sue botteghe, merita di essere ascoltata, sostenuta, amata.
Il sito utilizza cookie tecnici, statistici e di marketing.
Continuando la navigazione accetti l'utilizzo dei cookie. Puoi modificare le tue preferenze dalla nostra cookie policy cliccando qui